IROHA - Associazione Nazionale per lo scambio culturale fra Italia e Giappone: La festa di questo mese
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Setsubun

La parola setsubun significa «confine fra due stagioni» e veniva usata per indicare il giorno prima dell'inizio di ogni stagione, risshun (primavera), rikka (estate), risshũ (autunno) e rittō (inverno). Oggi si usa soltanto per il giorno prima dell'inizio della primavera.
Nel calendario antico l'inizio della primavera risshun aveva anche il significato di "anno nuovo": setsubun era come l'ultimo giorno dell'anno e veniva festeggiato in vari modi.
La sera di setsubun si fa yakubarai: la caccia alla sfortuna. Si pensava che quando cambiava la stagione arrivassero i demoni a portare disastri e malattie. Per mandarli via si lanciavano chicchi di soia tostati: era un'usanza della corte cinese antica che in Giappone dall'epoca di Nara (710-794) entrò a far parte delle feste della corte imperiale per l'ultimo giorno dell'anno col nome tsuina o oniyarai. In quel tempo non si usavano chicchi di soia ma archi di legno di pesco e frecce di papiro, per dare la caccia ai demoni che rappresentavano la sfortuna e le malattie.
Nell'epoca Muromachi (1338-1573) nacque mamemaki ("lancio della soia") e nell'epoca di Edo (1603-1868) questa usanza si diffuse anche fra il popolo.

In genere mamemaki si fa la sera di setsubun: durante il giorno si tostano i chicchi di soia e si offrono all'altare familiare dedicato a una divinità shintoista. La sera si aprono le porte e le finestre, si lanciano i chicchi verso fuori dicendo «Fuori i demoni!» per due volte; poi li si lancia all'interno dicendo «Dentro la fortuna!», sempre per due volte. Poi si chiudono porte e finestre perché la fortuna non fugga via
. Fatto questo, ognuno mangia un numero di chicchi uguale alla sua età, come augurio di buona salute durante l'anno. Gli anziani mettono i chicchi nella tazza del tè con l'acqua calda e la bevono: si chiama fukucha.


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