IROHA - Associazione Nazionale per lo scambio culturale fra Italia e Giappone: L'artigianato di Tokyo
IROHA - Associazione Nazionale per lo scambio culturale fra Italia e Giappone: L'artigianato di Tokyo

 

 

L'artigianato di Edo

 

Vetro intagliato Edo kiriko

Fin dall'epoca di Edo (1603-1867) Tōkyō ha avuto il maggior numero di abitanti fra tutte le città del Giappone e quindi la maggior varietà nelle esigenze e nei gusti dei consumatori, e dato che i mezzi di trasporto e di comunicazione del tempo erano molto meno sviluppati rispetto a oggi, perché gli artigiani capissero da vicino queste esigenze e fossero in grado di soddisfarle con miglioramenti e cambiamenti nei loro prodotti, era necessario che essi si trovassero vicino alla città o - ancora meglio - in centro.
Questo è uno dei motivi principali della grande concentrazione e del forte sviluppo anche tecnico dell'artigianato a Tōkyō (Edo), dove oltretutto arrivavano anche prodotti tipici e materiali da molte zone del Giappone che venivano utilizzati dagli artigiani per creare oggetti nuovi e particolari.
In quell'epoca i principali sostenitori degli artigiani erano le famiglie dei Daimyo, feudatari che governavano le varie province: prestavano servizio un anno nella propria provincia e un anno a Edo e nel loro seguito non mancavano persone specializzate nell'acquisto di opere d'arte e d'artigianato - spesso erano i Daimyo stessi a essere esperti conoscitori di queste opere: anche questo spingeva gli artigiani a creare oggetti sempre più belli e sofisticati.

Cassettoni tradizionali in legno di paulonia Kiri-tansu

Ancora oggi nei quartieri dove maggiore è la concentrazione di botteghe artigiane sono sopravvissute caratteristiche tipiche del periodo Edo: per esempio, a Waseda e a Takadanobaba si trovano molti laboratori per la tintura dei tessuti stabilitisi là per sfruttare l'acqua di un ramo del fiume Kanda e per la grande disponibilità di spazio nonché per la scarsità della popolazione, elementi fondamentali per una lavorazione che genera rumore e inquinamento notevoli. Gli artigiani del vetro intagliato, invece, si vedono di più nella zona di Kameido, e nei quartieri di Taitō e Arakawa si trovano artigiani di vari settori. Molti artigiani si stabilivano anche nelle zone dove si trovavano molti commercianti e grossisti. Il numero assoluto di artigiani a Tōkyō oggi è ancora elevato, anche se sembrano così pochi: le botteghe artigiane passano facilmente inosservate in una metropoli con tredici milioni di abitanti, e infatti molti artigiani hanno iniziato a trasferirsi fuori dalla città. Nonostante ci siano molti artigiani che hanno mantenuto vive la propria tradizione e le proprietecniche, noi che siamo nati e cresciuti a Tōkyō a volte ci imbattiamo in oggetti tradizionali della città che ci erano del tutto sconosciuti.

Ricami tipici Edo-shishu

Oltre ai Giapponesi anche molti stranieri stanno dimostrando un interesse sempre più forte per l'artigianato giapponese, e così alla clientela tradizionale se ne è aggiunta una internazionale. Inoltre gli artigiani devono fronteggiare la concorrenza dei prodotti industriali e di quelli importati dall'estero, e anche se non possono più contare sul sostegno dei Daimyo, continuano a creare oggetti moderni completamente fatti a mano capaci di affascinare le persone che amano l'artigianato.

Testo © IROHA 2008. L'Associazione ringrazia per la collaborazione il signor Masafuni Inoue, Direttore Generale della ditta Aitoku di Tōkyō.

 

 

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