La cultura sostenibile

Covid contro la tradizione 1: tradizione in famiglia

15/01/2022

In Giappone Capodanno è la festa più importante dell’anno, i giorni dal primo al 3 gennaio sono festivi. Quando ero piccola in questi giorni tutti i negozi erano chiusi. Ma oggi per qualcuno è più importante Natale o Halloween oppure San Valentino — feste arrivate “da fuori”, vissute con uno spirito che non ha niente a che fare con la festa orginale.
Comunque la nostra famiglia ha sempre festeggiato Capodanno nello stesso modo: a dicembre si fanno grandi pulizie in casa, si preparano addobbi con i rami di pino e con la paglia; poi si cucinano i piatti speciali per i tre giorni di festa e si comprano un grande mochi rettangolare e altri mochi tondi. Quello rettangolare si taglia a piccoli pezzi; quelli tondi li mettiamo agli altarini shintoisti in casa e al “toko no ma”, la stanza più importante. È una preparazione lunga ma nello stesso tempo, soprattutto per noi bambini, era un avvenimento divertente.

Via via che crescevo aiutavo sempre di più i miei genitori, e ora sono principalmente io a fare tutti questi preparativi per Capodanno.
Il 2 gennaio a casa di mia madre viene mio fratello con sua moglie e le due figlie. In questa occasione di festa anche da noi si usa fare un brindisi, ma all’inizio del pranzo e non con lo spumante: in scodelline piatte di lacca rossa si versa “toso”, il sake con zucchero e un’erba aromatica. Il primo che prende questo sake è la persona più giovane della famiglia e a versarlo è il più anziano. Dopo il brindisi mangiamo i piatti speciali messi nei “jubako”, contenitori di lacca grandi che sono impilabili e si usano ormai solo per Capodanno o per altre feste importanti (in passato si usavano anche per portare i cibi in scampagnate come quelle per “hanami” in mezzo ai ciliegi in fiore). Questi piatti sono molto vari, e hanno significati di buon augurio per il nuovo anno: lunga vita, prosperità per la famiglia, raccolto abbondante…

Per Capodanno dello scorso anno la famiglia di mio fratello non era venuta, a causa di Covid. E quest’anno è mancata una delle nipoti perché dopo due settimane doveva dare l’esame di ammissione all’università.
Gli esami di ammissione, soprattutto per università, sono importantissimi in Giappone! Ma così questa nipotina non ha partecipato alla nostra tradizione per due volte: quindi per tre anni. Questa festa si fa solo una volta all’anno, come tutte le altre feste, e se si manca un anno non la si vede per due anni.

La tradizione si forma e si mantiene con la ripetizione: non perché si ripeta tutti i giorni la stessa cosa, ma perché nel giro di un anno ci sono ricorrenze che cadono in date fisse. Oggi a volte si spostano giorni di festa o riti perché è cambiato il modo di vivere. Anche a causa del Covid molte cose tradizionali si sono dovute spostare o annullare, cominciando con quelle in famiglia.
Spero che, quando la situazione pandemica sarà sotto controllo, ricominceremo tutto quello che siamo stati costretti a sospendere nella famiglia e nella comunità.

Il modo in cui festeggia capodanno (ma anche le altre feste tradizionali) cambia in ogni regione e a volte in ogni famiglia.

Pubblico questo articolo il 15 gennaio: questo giorno è chiamato “piccolo Capodanno” o “Capodanno delle donne”, è il giorno in cui si mangiano fagioli azuki per rimettersi in carreggiata dopo i pasti abbondanti delle feste e si rende onore alle donne che hanno lavorato così tanto nei primissimi giorni dell'anno.

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